Aspettative, priorità e valori di Gen Z e Millennials: cosa cambia nel lavoro del futuro

Entro il 2030, Millennials e Generazione Z rappresenteranno la maggioranza della forza lavoro globale, consolidando il loro ruolo come principali attori nei contesti aziendali.

Ma quali sono le aspettative e le caratteristiche di queste nuove generazioni che le aziende ancora faticano a comprendere? A rivelarlo è un recente report di Deloitte,Gen Z e Millennial Survey”, che ha coinvolto più di 22.800 intervistati in 44 Paesi per approfondire i loro atteggiamenti nei confronti del lavoro e le loro prospettive sul mondo che li circonda.

Dai risultati emerge chiaramente che queste generazioni attribuiscono nel mondo del lavoro grande valore al “purpose”, ovvero allo scopo. La maggioranza dei Gen Z (86%) e dei millennial (89%) ritiene che avere un senso di responsabilità sia fondamentale per la soddisfazione e il benessere sul lavoro. Queste generazioni sono sempre più inclini a rifiutare incarichi o datori di lavoro che non condividono i loro valori. Per molti, lo scopo nel lavoro si traduce nell’appartenenza a un’organizzazione che ha un impatto positivo sulla società, al di là del profitto. Tuttavia, meno della metà di loro crede che le aziende abbiano un impatto positivo sulla società, mostrando un divario tra le aspettative e i risultati concreti delle imprese.

La sostenibilità ambientale è una priorità per il 62% dei Gen Z e il 59% dei millennial, che si sono dichiarati preoccupati per il cambiamento climatico. Circa il 20% di entrambi i gruppi ha già cambiato lavoro o settore per allinearsi meglio ai propri valori ambientali, e un altro 25% prevede di farlo in futuro. Inoltre, sono disposti a pagare di più per prodotti sostenibili e si informano attivamente sulle pratiche ambientali delle aziende da cui acquistano.

L’equilibrio tra lavoro e vita privata è fondamentale per Gen Z e millennial, che lo considerano uno degli aspetti più importanti nella scelta del datore di lavoro. Anche se quasi due terzi degli intervistati ha dichiarato che i propri datori di lavoro hanno introdotto l’obbligo di tornare in ufficio, le nuove generazioni preferiscono modelli di lavoro più flessibili.

Un altro tema importante è la salute mentale sul lavoro. Dalla ricerca emerge, infatti, un dato interessante: anche se il 51% dei Gen Z e il 56% dei millennial giudica la propria salute mentale buona o estremamente buona, circa tre intervistati su 10 temono che esprimere preoccupazioni sulla propria salute mentale possa portare a discriminazioni da parte dei manager.

Il report inoltre indaga per la prima volta il percepito dei giovani sul tema dell’Intelligenza Artificiale, ed in particolare della Generative AI (GenAI). La GenAI suscita sia entusiasmo che preoccupazione: i giovani che la usano frequentemente sono più propensi a dichiarare di provare entusiasmo (ad esempio, credendo che la GenAI migliorerà l’equilibrio tra lavoro e vita privata), mentre chi la usa occasionalmente dichiara di essere preoccupato per l’automazione. Le percezioni positive, dunque, aumentano con l’esperienza pratica.

Inoltre, molti ritengono che i loro datori di lavoro non li stiano ancora preparando adeguatamente ai cambiamenti che la GenAI porterà. Proprio per questo il 38% dei Gen Z e il 36% dei millennial prevedono di farlo autonomamente.

 

editor

16/01/2025